Le prime esperienze
Vicino alla casa dove abitava Pietro c'era Giancarlo, uno sfasciacarrozze (oggi diremmo autodemolitore).
Paolo e Pietro andavano spesso a trovare Giancarlo per prendere dei pezzi meccanici in disuso e quella raccolta di automezzi e parti meccaniche costituì per loro una enorme palestra di apprendimento.
Già nella giovane età (11-12 anni Paolo e 15-16 anni Pietro) i due cugini appresero come funzionavano le macchine, come erano fatti i cuscinetti, i giunti, gli alberi di trasmissione, i cambi di velocità, i motori.
Per loro era una vera manna poter disporre in pratica quasi gratuitamente di parti meccaniche "nobili" che potevano poi essere riassemblate nella forme più disparate per realizzare nuove apparecchiature.
Nel 1968 utilizzando un motore di una moto Triumph costruirono un "trabiccoletto" a 4 ruote che poi, dotato di un piccolo rimorchio, serviva per trasportare dal campo a casa i prodotti dell'agricoltura.
Nel 1969 utilizzando un motore 4 cilindri di una Fiat 1100 R realizzarono un "trattoretto" per andare su strada e fuoristrada. La caratteristica saliente era l'utilizzo di due cambi di velocità montati in cascata. In questo modo avevano realizzato la possibilità di avere sia le marce veloci che le ridotte.
Nel 1970 realizzarono un go kart che montava un motore a miscela Parilla 250 cm3. Pietro, di corporatura più piccola di Paolo, era un abile pilota e riusciva a raggiungere la velocità di 190 km/h. Molte furono le corse che disputò del dromokart di Ospedalicchio - Bastia Umbra.
Nel 1973 la crisi energetica e le voci ricorrenti di una non illimitata disponibilità della risorsa petrolio indussero i paesi dell' Opec a ridimensionare l' estrazione del greggio. Nel 1973-74 eravamo in piena austerity e Pietro ebbe l'idea di costruire un dispositivo per l'alimentazione dei motori 4 tempi a benzina con gas gpl. Paolo fu coinvolto in questo progetto e nel 1977 fu pronto il VRP77 (Vaporizzatore Riduttore di Pressione 1977).
Le difficoltà affrontate furono tante, dalla progettazione alla realizzazione di un modello per fonderia, alla fusione dell'alluminio, alle pratiche per l'omologazione del prodotto.provvedette alla sua omologazione.
Pietro, era convinto dell'idea che i motori endotermici potessero essere alimentati a GPL e/o a Metano e fece enormi investimenti per la ricerca per mettere a punto un prototipo funzionante. Questi investimenti in poco tempo diventarono dei debiti insostenibili che misero a dura prova la sua resilienza e alla fine, Pietro, dovette cedere alle lusinghe di persone danarose che si proposero di finanziare il progetto e creare una società. Fu scelta la sede di Reggio Emilia. Probabilmente questa fu una mossa per impadronirsi dell' intero progetto e il prototipo perfettamente funzionante ed omologato dal Ministero dei Trasporti non fu mai prodotto su larga scala a nome Albi. Il sogno di Pietro era stato spezzato.
Nel 1978 Paolo ebbe tra le mani un opuscolo della ditta motori Ruggerini ed in particolare del motore RD901 a un solo cilindro. Era un motore ad igniezione diretta (senza precamera) e da li scatto l'idea che si potesse creare un auto mezzo a basso consumo. Ne parlò con Pietro proprio una sera che luì torno da Reggio Emilia dopo una ulteriore, inutile e snervanete trattativa per riavere indietro parte del progetto del VRP77. Pietro fu subito entusiasta dell'idea e divenne di fatto l'elemento chiave che permise, nella sua officina meccanica, la realizzazione delle prime sperimentazioni. Pietro e Paolo lavorarono al nuovo progetto. Paolo rallentò l'attività di studente universitario e si immerse nel progetto. Gli argomenti da affrontare erano tanti com etante erano le problematiche:
- il telaio
- la trasmissione
- la carrozzeria con i suoi componenti
- l' omologazione
La soluzione del telaio in profilato di acciaio fu semplice ed immediata nel calcolo e costruzione
Più complessa fu la progettazione e realizzazione di un cambio divelocità e differenziale. La carrozzeria in vetroresina fu un ostacolo duro da superare.
Grande fu l'attività di ricerca e di sperimentazione. In pratica stava nascendo una auto a tutti gli effetti.
Nel 1979 fu pronto un primo prototipo a 4 ruote denominato Albetta80. In pratica percorreva circa 50 km con un litro di gasolio alla velocità massima di 115-120 km/h. Per preparare l'omologazione nacquero continue piccole difficoltà e alla fine fu chiaro un messaggio.
"Fatela a tre ruote in modo da non destabilizzare il mercato"
Nel giro di un anno, nel 1981, dopo una riprogettazione del telaio e della carrozzeria e l'individuazione strategica del baricentro vide la luce
la Jolly 3D , una motocarrozzetta 3 ruote. Autonomia di percorrenza: 45 km/l velocità massima 115 km/h
Un tre ruote praticamente impossibile da far cappottare anche con le manovre più spericolate sui terreni più difficili.
Iniziava una nuova epoca.